Da qualche anno, in inverno, in occasione di temperature fredde caratterizzate da forti venti, è sempre più frequente sentire tirato in causa “Buran”, un vento caratteristico del territorio russo.
Il nome nato da un equivoco
In realtà questo nome, anche se oramai entrato nell’uso comune, è inesatto, proprio perché “buran” è un vento generato dagli effetti dell’anticiclone termico russo-siberiano che in inverno frusta la steppa siberiana e l’Asia centrale, senza però superare i confini sovietici.
L’equivoco è probabilmente causato dalla assonanza del nome del vento russo con il termine “buriana”, che in effetti indica una tempesta intensa ma di breve durata, ma che probabilmente deriva dal termine latino “boreas”, che identificava il vento di tramontana.
Ogni territorio ha i suoi venti
Sino a pochi anni fa, chi non era esperto di meteorologia conosceva i nomi di quattro o cinque venti; sicuramente molti usano – anche se non sempre propriamente – i nomi di scirocco, tramontana o maestrale; ponente e levante danno dei riferimenti abbastanza chiari dell’orientamento di provenienza mentre già i termini di libeccio o grecale appartengono al gergo degli esperti e solo il loro evidente riferimento geografico potrebbe aiutare i meno competenti ad identificarne almeno approssimativamente la direzione, aiuto che invece il termine ostro non offre e che – ne siamo certi – ben pochi saprebbero identificare con il vento proveniente da sud.
Ogni area geografia ha la sua “rosa dei venti”, a volte anche con nomi DOC tipicamente legati a territori specifici, come è – ad esempio – nel caso della bora triestina, del favonio alpino o del garbino adriatico, e solo negli ultimi anni – complice la diffusione di molte app di previsioni meteo ed il crescente interesse verso i fenomeni climatici – si sono diffusi termini stranieri un tempo conosciuti solo dagli addetti ai lavori.
Meglio che il Burian rimanga in Russia
Per quanto possa oramai essere comodo e “alla moda” usare questo termine, sarebbe quindi bene chiamare con il loro nome i venti settentrionali, ovvero Tramontana quando arriva da nord e Grecale quando arriva da nord-est.
E questo non solo per una pignola aderenza al corretto uso del termine lessicale, ma anche per una sorta di scaramantica precauzione; il “vero” Burian infatti è spesso accompagnato da bufere di neve congelata durante la quale i fiocchi caduti a terra vengono sollevati di nuovo e, mescolandosi alla neve che cade, azzerano quasi la visibilità. Inoltre, per il forte freddo che gela l’umidità preesistente a volte si ha la formazione della cosiddetta “polvere di diamante” associata a fenomeni di “scaccianeve” sulla neve presente al suolo.
Tutte condizioni che qui in Puglia siamo certamente poco abituati ad affrontare sia come comuni cittadini che come istituzioni locali che devono predisporre e opportune cautele per evitare incidenti e problemi.